Introduzione
Nel cuore di Roma, tra le preziose collezioni del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, si trovano le affascinanti erme marmoree degli aurighi, testimoni di un culto antico che celebrava il vigore, la competizione e la vittoria. Questi reperti, emersi nel 1889 durante i lavori per la realizzazione della stazione di Trastevere, raccontano la storia di un santuario dedicato a Ercole, eroe mitologico associato alla forza fisica e alla gloria sportiva.

Erma I
Busto in marmo lunense, erma in marmo africano.
Il giovane auriga, dai tratti somatici orientali, indossa una tunica fermata sulla spalla da una fibula. L’acconciatura a piccole ciocche a “S” arricciata artificialmente con il ferro, si ispira alla ritrattistica di Domiziano giovane, che a sua volta riprende, a fini propagandistici, la moda sfoggiata da Nerone negli ultimi anni del suo regno (81-96 d.C.).
Gli Aurighi e il Culto della Vittoria nella Roma Antica
Uno dei ritrovamenti più significativi furono sette busti di marmo raffiguranti aurighi, facilmente identificabili grazie alle stringhe sul petto. Questi uomini, vincitori di gare sportive, consacrarono i loro ritratti a Ercole, elevando la loro carriera agonistica al rango delle leggendarie imprese del mitico eroe greco. Le erme marmoree, scolpite in pregiati marmi colorati, testimoniano il prestigio e la ricchezza degli aurighi, attivi tra l’età giulio-claudia e l’età adrianea (I-II sec. d.C.), abbastanza influenti da commissionare opere a botteghe artistiche legate alla committenza imperiale.
Erma II
Busto in marmo lunense, erma in marmo africano.
Ritratto con ciocche delineate dal trapano, stilisticamente legato all’età neroniana (30-70 d.C.).

L’Allestimento della Sala Espositiva
L’allestimento della sala in cui sono esposte le sette erme marmoree è studiato per creare un’esperienza immersiva e suggestiva per il visitatore. Le opere sono disposte in modo da favorire un movimento a spirale attorno ai ritratti: tre delle erme occupano il centro della sala, mentre le altre quattro si trovano ai quattro angoli, creando un percorso visivo che guida lo sguardo prima ai ritratti centrali e poi a quelli laterali.

Erma III
Busto in marmo lunense, erma in marmo africano.
Il ritratto, caratterizzato da un’acconciatura a ciocche morbide, barba e baffi, si inserisce nella produzione di età adrianea (117-138 d.C.) e presenta affinità con il ritratto dell’imperatore Adriano del tipo detto “Stazione Termini”.
L’ambiente è scuro e avvolgente, con pareti nere che amplificano il contrasto tra le opere e la luce che le illumina. Fasci di luce calda, provenienti dall’alto, esaltano le superfici marmoree e mettono in risalto i dettagli più espressivi dei volti: labbra, palpebre e zigomi emergono dalla penombra, donando alle sculture una presenza quasi viva e vibrante.
Erma IV
Busto in marmo lunense, erma in bardiglio.
Ciocche lunghe sulla fronte, tipiche dello stile neroniano (54-68 d.C.).

Curiosità: La Moda Imperiale e la Datazione delle Erme
Un dettaglio affascinante sul metodo di datazione delle erme marmoree riguarda l’analisi della capigliatura dei ritratti. Nella Roma imperiale, l’imperatore era il punto di riferimento estetico, e la sua acconciatura o il modo di portare (o no) la barba influenzavano la moda maschile del suo principato.

Erma V
L’auriga, in età matura, presenta una pettinatura a corta frangia che permette di datare il ritratto all’età neroniana (54-68 d.C.).
Gli archeologi hanno studiato le pettinature degli aurighi rappresentati nelle erme per attribuire loro una cronologia precisa, confrontandole con i ritratti imperiali. Per esempio, le acconciature ricciolate e le frange compatte richiamano le mode neroniane, mentre i capelli corti e ordinati sono tipici dell’età traianea e adrianea. Questo dimostra quanto l’immagine dell’imperatore fosse determinante nell’influenzare il gusto e la percezione della mascolinità nella Roma antica.
Erma VI
L’acconciatura del personaggio, con lunghe ciocche aderenti al cranio e ricadenti sulla fronte in una frangia compatta, rimanda al ritratto di Traiano (98-117 d.C.) creato in occasione dei Decennalia, il decimo anniversario del suo regno.

Conclusione: Il Fascino della Scultura Romana e il Culto di Ercole
Questo ritrovamento mostra la profonda connessione tra sport e religione nella Roma antica. Le erme marmoree degli aurighi testimoniano la continuità del culto di Ercole e l’importanza della vittoria nel mondo romano. Grazie a Palazzo Massimo, oggi possiamo ammirare queste straordinarie opere e immergerci nella storia di un’epoca in cui arte, competizione e spiritualità si intrecciavano in un culto che esaltava la forza fisica come mezzo per trascendere le passioni e avvicinarsi all’immortalità.

Erma VII
In questo ritratto i tratti tipici dello stile traianeo sono evidenti nella resa somatica del volto e nel tipo di acconciatura, caratterizzata da una frangia divisa al centro da ima scriminatura. L’opera è databile intorno al 110 d.C..
Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo
Indirizzo: Largo di Villa Peretti, 2, 00185 Roma RM
La Scoperta del Sacello di Ercole
Le strutture rinvenute sul versante orientale della collina di Monteverde, anticamente nota come Horti Caesaris, hanno rivelato un luogo sacro lungo la Via Portuense. Al suo interno, gli archeologi hanno trovato una nicchia scavata nel tufo contenente statuette di Ercole, un busto di Giove Serapide, un busto di Minerva e diverse lucerne. Due altari recavano l’iscrizione “Imperio Herculi Sacru L. Domitius Permissus fecit”, attestando la lunga tradizione di culto dedicato a Ercole.
Glossario
- Auriga – Conducente di carri da corsa nelle competizioni circensi. Gli aurighi più celebri erano vere e proprie stelle dello sport romano.
- Erma – Pilastrino quadrangolare sormontato da una testa scolpita, originariamente legato al culto di Hermes.
- Sacello – Piccolo edificio sacro destinato al culto di una divinità.
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