La Storia della Pianta Marmorea di Roma

Museo della Forma Urbis

Rete Musei Civici di Roma

Classificazione: 3 su 5.
MiC Roma

Cos’è. Una pianta di Roma incisa su 150 lastre di marmo applicate a parete con grappe di ferro, occupava 18 x 13 m circa. Era affissa sulla parete di un’aula nel Foro della Pace, poi inglobata dal complesso dei SS. Cosma e Damiano, tutt’ora conservata per tutta la sua altezza. I margini rossi delle lastre di vetro di questo pavimento corrispondono a quelli delle lastre di marmo della parete.

Fu ricavata da un grande rilevamento catastale della città, riprodotto in modo semplificato. Era orientata secondo l’uso romano con il Sud-Est in alto e non il Nord, come vedete nella pianta del Nolli e come per noi è consueto. Su una superficie di quasi 235 mq erano rappresentati circa 13.550.000 mq di città antica attraverso una moltitudine di sottili incisioni: erano riprodotti tutti gli edifici di Roma, in genere al livello del suolo e a una scala media di 1:240 piedi romani, che consente la lettura dettagliata di ogni singolo ambiente.

Quando. Tra il 203 e il 211 d.C.: vale a dire tra l’anno della costruzione del Septizodium – il ninfeo monumentale che troviamo rappresentato nella pianta – e quello della morte di Settimio Severo, che è menzionato su una delle lastre insieme al figlio maggiore, il futuro imperatore Caracalla.

Come. Venne realizzata quando le lastre erano già montate sulla parete: gli operai lavorarono infatti smussando i margini di lastre adiacenti ma di diverso spessore per far combaciare le superfici. Su un disegno preparatorio fatto di sottilissime linee tracciate con una punta acuminata, i lapicidi incisero per primi gli edifici e poi le iscrizioni che li identificavano.

Cosa rimane. Grosso modo un decimo del totale della pianta, in gran parte ancora da identificare. Si va da piccole schegge a grandi porzioni di lastra con interi quartieri, case, portici, templi e botteghe: un panorama unico su Roma antica ed uno dei più rari documenti che l’antichità abbia restituito.

Leggibilità

Come per altri monumenti del mondo antico, anche per la pianta marmorea si pone la questione della leggibilità: come si potevano vedere i dettagli di una raffigurazione che si sviluppava per oltre 18 metri di altezza, cioè come un palazzo di 4 piani?

Non solo: l’osservatore antico aveva innanzitutto di fronte agli occhi un rivestimento di marmo, con grandi fasce di preziosi marmi colorati. La città incisa cominciava solo dopo 4 metri e proseguiva in altezza: doveva essere difficilissimo leggere le didascalie e impossibile comprendere i dettagli delle planimetrie, specialmente delle parti più alte.

Così, doveva essere a malapena visibile un monumento imponente come il Septizodium, che segnava l’ingresso nella Roma severiana e che si trovava sulla penultima fila di lastre in alto. Prevale oggi l’idea che la pianta marmorea rendesse una visione generale della città, per cui l’osservatore avrebbe potuto apprezzarne la grandezza e individuare – anche grazie all’uso del colore – le sagome dei grandi monumenti come il Circo Massimo e il Colosseo: una funzione di propaganda, di celebrazione di potere e di conoscenze tecniche piuttosto che una funzione pratica

Indirizzo: Via parco del Celio,20 – 00184 Roma
Sito web: www.sovraintendenzaroma.it/content/il-museo-della-forma-urbis

Costo Indicativo del biglietto: 11,00 euro non residente – 6,50 euro residente

Gratuità: prima domenica del mese
Sempre gratis per i possessori della MiC Card

Musei arte antica:
Museo Centrale Montemartini
Musei Vaticani
Museo Nazionale Romano
Museo Nazionale Etrusco
Museo di scultura antica Barracco
Museo della Civiltà Romana

Parchi archeologici:
Parco Archeologico del Colosseo
Mercati di Traiano
Mausoleo di Augusto
Terme di Caracalla
Museo dell’Ara Pacis
Parco Archeologico Appia Antica
Basilica Sotterranea di Porta Maggiore
Villa di Livia

Tour Virtuale con Google Arts

Storia della Forma Urbis: Aspettative e Delusioni

La pianta marmorea, dal 1562 al 1741 a Palazzo Farnese, attraversò entusiasmi e oblio, con frammenti usati come materiale da costruzione. Pubblicata da Bellori nel 1673, tornò in auge e, nel 1742, arrivò al Museo Capitolino. Esposizioni successive, tra cui quella del 1903 al Campidoglio, ne hanno mantenuto viva l’importanza.