Cappella Cornaro
La cappella fu concessa nel 1647 al Cardinale veneziano Federico Cornaro (o Corner), per farne la sua sepoltura.
La decorazione è un capolavoro di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), realizzata tra il 1647 e il 1652 con la collaborazione di diversi artisti e artigiani.

All’interno del sontuoso altare sorretto da due coppie di colonne in marmo africano, si rivela la folgorante visione della Trasverberazione del cuore di santa Teresa, meravigliosamente illuminata dall’alto attraverso una finestra celata dietro il timpano, e da una pioggia di raggi in bronzo dorato.
Teresa di Gesù, fondatrice dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi (Avila, 1515 – Alba de Tormes, 1582) e canonizzata a Roma nel 1622, narra questa grazia mistica nella sua Autobiografia.
Ai lati della scena principale, su due palchetti in prospettiva, otto membri della nobile e potente famiglia Cornaro assistono meravigliati all’evento.
Le sculture sono attribuibili al Bernini stesso e ai suoi collaboratori.
La volta è rivestita da una Gloria dello Spirito Santo affrescata da Guido Ubaldo Abbatini (circa 1600-1656).







Un’estasi conturbante
“Il corpo della santa è sospeso sopra le nubi, quasi scompare al di sotto di un vorticoso e inquieto panneggio, la testa è arrovesciata all’indietro, attraversata da un sussulto che le fa socchiudere gli occhi e aprire le labbra in un sospiro. Secondo Lavin, Bernini allude al matrimonio mistico di Teresa e Cristo, al quale assistono gli angeli dipinti nella volta, che sono giunti insieme alla colomba dello Spirito Santo per suonare e lanciare fiori. Sull’arco d’ingresso due angeli in stucco bianco stanno scendendo a portare una corona di fiori per Teresa…”
Fonte: “I Grandi Maestri dell’Arte”, Bernini a cura di Maria Rodinò di Miglione, Scala Group, pagina 70
L’intensità di questa estasi non fu accolta con favore da tutti, la voluttà e la sensualità della santa finì per scandalizzare più di una persona, che riteneva oscena la statua: un venere piuttosto che una vergine, più vicina alla prostituzione che non alla beatitudine.
L’elemento teatrale nella cappella

Nella cappella Bernini ricorda anche diversi antenati del committente, che si sporgono da inginocchiatoi coperti da drappi e cuscini, come da palchi teatrali: sono figure vive e animate, arrivate fin lì dopo aver idealmente percorso la navata in stucco alle loro spalle.

I defunti Cornaro, vissuti in epoche diverse, non vengono commemorati da busti racchiusi in nicchie, ma sembrano così appartenere a una dimensione intermedia tra quella dei viventi, che frequentano la cappella, e la visione sacra che appare nel tabernacolo.

Gli otto uomini sono tutti in abiti cardinalizi, tranne il doge Giovanni I, padre del committente, che indossa il tipico copricapo dogale, e sono colti in atteggiamenti diversi, alcuni assorti nei loro discorsi, altri rivolti verso santa Teresa o verso la navata della chiesa: il secondo personaggio che si affaccia dal palchetto di destra, per guardare verso l’osservatore, è l’unico con le pupille incise, perché è il vivido ritratto del cardinale Federico Cornaro, sicuramente di mano di Bernini, che scolpì personalmente quest’intenso volto.
Chiesa di Santa Maria della Vittoria
Via XX Settembre, 17
00187, Roma
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