Quella della pianta marmorea è una storia di aspettative e delusioni. La lunga permanenza a Palazzo Farnese (1562-1741) vede un iniziale entusiasmo degli studiosi dell’Antico nel circolo del cardinale Alessandro Farnese, con i primi tentativi di studio, e il successivo oblio in mezzo ai più famosi capolavori della collezione ospitati nel Palazzo romano.
Le lastre finirono in parte frantumate e usate come materiale da costruzione per i lavori farnesiani del Giardino sul Tevere: più di 600 frammenti spezzati in piccole schegge furono recuperati allo scorcio del 900 durante la costruzione dei Muraglioni di Lungotevere.




Quanto rimaneva fu salvato dall’oblio dalla pubblicazione dell’antiquario Giovan Pietro Bellori, del 1673, che nonostante inesattezze nei disegni e errori nell’identificazione dei monumenti risvegliò l’interesse per il documento. Per questa rinnovata fama e per il legame con la città la pianta marmorea giunse nel 1742 al Museo Capitolino, grazie alla munificenza di Benedetto XIV. I disegni del Bellori servirono anche da base per la prima esposizione pubblica, con i frammenti rimontati in pannelli lungo lo scalone di Palazzo Nuovo (1742).
Realizzata da Nolli, con il supporto tra gli altri di un giovane Piranesi, fu per molti versi un’esposizione infelice, ma contribuì ad accendere l’interesse sulle architetture rappresentate nella pianta.

La pianta marmorea fu poi esposta sulla parete del Giardino Romano in Campidoglio (1903), ma venne presto sostituita con copie. L’ultima esposizione parziale fu realizzata nel 1929 al Celio, nell’Antiquarium.
Museo della Forma Urbis
Via Parco del Celio, 20 – 00184 Roma
sito: https://www.sovraintendenzaroma.it/content/il-museo-della-forma-urbis

