Le pareti marmoree del Pantheon

Facciata del Pantheon banner

Le pareti interne del Pantheon sono divise in due piani, separati da un grande cornicione in marmo bianco di Luni, che venne utilizzato anche per i capitelli: è il marmo di Carrara, l’unico di provenienza italiana.

I marmi colorati delle pareti e del pavimento furono invece importati da tutto il mondo conosciuto, Grecia, Asia minore e Africa: rosso antico, verde antico, giallo antico, pavonazzetto, porfido rosso, serpentino, africano.

Furono depredati nel corso dei secoli per riutilizzarli in altre chiese o palazzi romani, e nel Pantheon stesso per il primo altar maggiore con ciborio, del quale non è rimasto nemmeno un disegno.

Nel Settecento quel che restava dei marmi originali fu sostituito nella parte bassa da uno zoccolo in marmo pavonazzetto, e più in alto da affreschi trompe l’oeil che imitano il marmo; riprendono in parte il disegno originale ma non i colori, che erano prevalentemente il bianco ed il rosso, mentre oggi sono il giallo e il verde.

Il piano inferiore del Pantheon ha un breve corridoio d’accesso a nord. Nelle pareti si aprono sette grandi esedre: quattro rettangolari sugli assi diagonali, alternate a tre semicircolari sugli assi principali.

Ognuna ha alte colonne e lesene in marmo pavonazzetto o in giallo antico (provenienti dalla Turchia e dalla Tunisia) che ovviamente sono state lasciate al loro posto, altrimenti sarebbe crollato tutto.

Negli spazi fra le esedre sono inserite otto edicole (Fig. 10) con piccoli frontoni curvi o triangolari, sorretti da colonnine di porfido rosso e serpentino, poi sostituite con marmo rosso antico e verde antico. In una di esse è sepolto Raffaello.

Il piano superiore, detto attico (Fig. 11) in origine aveva sottili lesene alternate a nicchie per statue; furono rimosse nel Settecento durante un “restauro” predatorio che fece sparire i marmi originali sostituendoli ancora una volta con pannelli quadrati affrescati a finto marmo.

Il pavimento in opus sectile di marmi colorati (vedi oltre Fig. 13) è stato restaurato nell Ottocento, riutilizzando ove possibile i marmi originali e integrando le parti mancanti o danneggiate. Ripete fedelmente sia il disegno che lo schema dei colori originari, anche se in qualche caso il porfido rosso è stato sostituito dal marmo rosso antico.

Fonte: Pantheon Architettura e Luce, Marina De Franceschini, Giuseppe Veneziano, Rirella Editrice, dicembre 2021, pagine 15-17