Costruita in contiguità con il Teatro Marittimo e delimitata dal Pecile, la Sala dei Filosofi è una grande aula rettangolare con abside orientata a sud dotata di sette nicchie rettangolari. La testimonianza di Pirro Ligorio ci permette di ricostruirne in parte l’aspetto originario: la fronte presentava due imponenti colonne di cipollino inquadrate da lesene dello stesso marmo, mentre pavimento e pareti erano completamente rivestiti di lastre di porfido, a testimonianza dell’importanza della sua funzione.
L’attuale denominazione deve il suo nome ad una delle interpretazioni proposte riguardo alla sua utilizzazione, secondo cui le nicchie dell’abside avrebbero ospitato le statue di sette filosofi o dei sette saggi greci.
Altri ritengono invece che si trattasse di una biblioteca, interpretando le nicchie come scaffali per i volumina (i rotoli di pergamena); tuttavia, la scarsa accessibilità delle rientranze, che si trovano al di sopra di un alto zoccolo, e lo sviluppo in altezza delle nicchie (3 metri), oltre alla loro presenza solo sulla parete di fondo, sembrano far propendere per altre ipotesi.
Oggi è ritenuta una sala di rappresentanza monumentale riservata all’attesa degli ospiti, che dovevano conferire con l’imperatore.
Le nicchie potevano con ogni probabilità ospitare un ciclo statuario riferibile alla famiglia imperiale, perfettamente compatibile con la sua funzione ‘pubblica’.