La Casina delle Civette si presenta come un pittoresco collage di materiali […]
Tra gli elementi decorativi che caratterizzano l’architettura dell’edificio hanno un ruolo centrale le numerose vetrate, realizzate dal laboratorio di Cesare Picchiarini (1871-1943), detto “‘Mastro Picchio”, su cartoni di noti artisti.
L’arte della vetrata policroma legata a piombo, già diffusa dal Medioevo fino all’Ottocento, conobbe un momento di grande ripresa nei primi anni del Novecento, con il successo che riscosse nella Prima Mostra della Vetrata Artistica, organizzata nel 1912 da Cesare Picchiarini, che aveva raccolto nella cerchia del suo laboratorio artisti famosi (Duilio Cambellotti, Paolo Paschetto, Vittorio Grassi, Umberto Bottazzi), i quali disegnavano i cartoni per le vetrate che poi il maestro realizzava, con grande perizia tecnica.
Dalle vetrate a disegni geometrici semplicissimi e lineari, la tecnica del laboratorio Picchiarini si evolve fino a raggiungere livelli sofisticati, come nelle vetrate figurative o composte da intricati motivi vegetali. Nessuna abitazione possiede un campionario così vasto e completo, che documenti la storia della vetrata nei primi decenni di questo secolo. Dopo il restauro dell’edificio le vetrate originarie sono state ricollocate al loro posto, mentre quelle irrimediabilmente perdute sono state ricostruite. dove possibile, sulla base dei disegni originali, ad opera della ditta Vetrate d’Arte Giuliani.
Proprio la presenza di un nucleo di vetrate così consistente e importante ha indotto a destinare l’edificio, dopo il restauro, quale Museo della vetrata.
Alle vetrate originarie già in loco si sono aggiunti moltissimi altri materiali acquisiti sul mercato antiquario o dagli eredi degli artisti che li avevano realizzati: è stato in primo luogo acquistato l’archivio di disegni e cartoni del laboratorio Picchiarini, che dopo la chiusura della celebre officina era stato rilevato dalla ditta Giuliani, che ha continuato fino ai gior ni nostri a usare bozzetti, disegni e cartoni ideati per “Mastro Picchio” da Duilio Cambellotti, Paolo Paschetto, Vittorio Grassi, Umberto Bottazzi, Arthur Ward e dallo stesso capostipite della ditta, Giulio Cesare Giuliani, che era stato a lungo allievo di Picchiarini. Sono poi state acquistate altre vetrate, come la splendida vetrata de I pavo-ni, di Umberto Bottazzi, esposta alla mostra del 1912 e da allora irreperibile, dopo aver riscosso gli elogi della critica per la perfetta fusione raggiunta tra le qualità cromatiche e l’equilibrio della composizione, l’accorta scelta delle paste vitree e dei vetri cabochon; sono stati quindi acquistati molti cartoni preparatori, in alcuni casi, proprio per le vetrate della Casina delle Civette.

Nel percorso espositivo del Museo è stato così possibile accostare i disegni e i cartoni preparatori per le vetrate effettivamente realizzate, come ad esempio quelle, denominate Il chiodo con tralci e uva (1914-1915) e I migratori (1918), di Cambellotti, rendendo possibile l’immediato raffronto tra la resa pittorica dell’acquerello e del carvincono e il corrispondente gioco di colori, tradotto nelle sfumature e nelle traspa renze del vetro. E così interessante notare come, ad esempio, nelle vetrate delle Rose e Farfalle di Paschetto si sia fatto ricorso a vetri bombati per conferire profondità al le ali delle farfalle, o come le delicate sfumature dei pampini d’uva nel Chiodo siano state sottolineate dai ritocchi a fuoco.
Le venti stanze del museo, in cui si affollano vetrate, ma anche dipinti parietali, stucchi, mosaici, boiseries, e nelle quali si inserisce il percorso espositivo delle vetrate, dei bozzeti e cartoni, portano nomi suggestivi, memoria delle fantasie e delle fissazioni del principe, che visse quida solo, sonza moglie ne figli, con la sola compagnia della servitù e di pochi amici fino al 1938, anno della sua morte. Le vetrate originali sono state ricollocate, dopo un accurato restauro, nei luoghi di provenienza; quelle acquisite sono invece poste in apposite strutture lignee, autoportanti, che ne permet-tono, in molti casi, la visione su entrambi i lati o sono illuminate dal retro. Le vetrate originali perdute, che sono state riprodotte sulla base di cartoni o bozzetti a noi pervenuti, recano la scritta “Vetrate d’Arte Giuliani 1997, posta in margine a ciascuna ad attestarne la recente esecuzione.










