Il borgo
Ceri sorge su un altopiano di tufo ed appartiene al comune di Cerveteri, nell’area metropolitana di Roma.
Abitato fin dall’età del bronzo, venne abbandonato dagli abitanti per confluire nella più grande Città Stato Etrusca Kaisra (Caere per i Romani).
Il rapporto tra questi due centri è sempre stato molto stretto, infatti nel XIII secolo gli abitanti di Caere abbandonarono la città per rifondare Ceri che era più facilmente difendibile e per tale scopo costruirono un castello.
Da quel momento il nuovo centro avrebbe preso il nome di Caere Novum (da non confondersi con Cerenova) per differenziarsi da Caere Vetus, appunto Cerveteri.
Al centro del delizioso paese, nella piazza, sorge la chiesa di Nostra Signora di Ceri, nel luogo dove anticamente si adorava la misteriosa divinità della dea Vesta.
La chiesa di Nostra Signora di Ceri
Gli affreschi, scoperti nel 1971 dietro il muro della parete nord della navata principale, vengono riportati alla luce, abbattendo il muro che li ricopriva, e restaurati negli anni successivi. Per far ciò si eseguono anche lavori di ristrutturazione della Chiesa.
I lavori di questo primo restauro terminano nel 1990. Nel 2010 si esegue un ulteriore restauro. Ne vengono fatti altri; l’ultimo è terminato nel 2013.
È un intero ciclo di affreschi con scene tratte dai libri della Genesi e dell’Esodo, con Santi ed altre scene.

Questo ciclo di affreschi costituisce una delle numerose riprese del prototipo del V secolo dell’antica chiesa di San Pietro e di quella di San Paolo fuori le Mura, andati perduti, di cui si ritiene questo ciclo sia la più antica e fedele copia; è quindi probabile che in origine la parete a sinistra (a sud) della navata centrale, distrutta nell’assedio e i bombardamenti ad opera di Cesare Borgia nel 1503, sia stata affrescata, come anche in altre chiese con affreschi analoghi, con scene del Nuovo Testamento.
Lo scopo infatti è, nell’ambito della Riforma Gregoriana, di illustrare, sulle due pareti della navata e sulla controfacciata, la storia della salvezza.









La parete destra rappresenta, con gli episodi più significativi dell’Antico Testamento, la promessa della salvezza; la parete sinistra, con la vita di Gesù e la storia della Chiesa, la realizzazione della promessa.
II tutto culmina nella controfacciata col Giudizio Universale, che dà ai giusti l’accesso al Paradiso.
Un confronto tra le caratteristiche pittoriche tra questi affreschi di Ceri con quelli nella chiesa inferiore di San Clemente a Roma fanno riscontrare delle forti analogie, specie nei particolari architettonici, per cui si suppone che siano stati eseguiti dalla stessa bottega pittorica. Le relative diversità di stile indicano una differenza cronologica, per cui gli affreschi di Ceri si ritengono di poco posteriori a quelli di San Clemente.
Queste considerazioni, insieme al confronto con altre chiese del Lazio, danno come periodo di esecuzione tra il 1100 e il 1130.
La leggenda di San Silvestro e il drago

Tra gli affreschi si trova anche una curiosa rappresentazione: un sacerdote che tiene legato a sé con un filo un drago. Si tratta di Papa Silvestro I (314 – 335 d.C.) riconosciuto santo dalla Chiesa cattolica.
Secondo la leggenda a Roma, nei pressi del Palatino, si nascondeva un terribile drago, che terrorizzava tutti gli abitanti, uccidendo molte persone. I Romani chiesero aiuto al Santo per liberarli dal mostro. San Silvestro entrò nel nascondiglio del drago, scese 365 gradini, trovò il rettile e pregando cercò ripetutamente di addomesticarlo.
Alla fine il drago si ammansì, San Silvestro sfilò un filo dalla sua veste e legò al guinzaglio il drago per portarlo in superficie. Usciti dal nascondiglio, gli abitanti di Roma uccisero il drago.
San Silvestro morì il 31 dicembre 335, per questo l’ultima notte dell’anno è dedicata a lui. Essendo il papa contemporaneo a Costantino I, quindi al momento in cui la religione cristiana divenne definitivamente la religione dell’impero, Papa Silvestro è protagonista di molte altre leggende, tra le quali la guarigione dalla lebbra proprio dell’imperatore, raffigurata nell’affresco della chiesa di Roma, I santi quattro Coronati.
I signori di Ceri
Fra il XIII secolo ed il XIV secolo Ceri fu dominio della famiglia romana dei Normanni di Trastevere. Questa famiglia è stata, insieme ai Colonna, una delle più antiche della nobiltà Romana, tra i suoi esponenti più famosi va ricordata Jacopa dei Settesoli.
Ceri divenne passò di proprietà a diverse famiglie romane: dagli Anguillara (della quale fu esponente Renzo degli Anguillara) ai Cesi, ai Borromeo, agli Odescalchi e per finire ai Torlonia.
Maggiori informazioni sul Castello di Ceri sono disponibili qui




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