Statua di Ares

Alla collezione Boncompagni Ludovisi appartiene una statua in marmo pentelico rinvenuta nel 1621-1622 nella zona di Piazza Costaguti e restaurata da Gian Lorenzo Bernini con integrazioni (naso e piede destro del dio, l’elsa della spada, la testa e parte del corpo di Eros) ispirate all’antico e rese volutamente ben riconoscibili.
Nella stessa zona, al confine tra Circo Flaminio e Campo Marzio, si trovano i resti del podio di un tempio tardorepubblicano, da cui la statua potrebbe dunque provenire. Essa raffigura in nudità eroica un giovane seduto su una roccia in posizione di riposo, con la gamba sinistra mollemente sollevata e appoggiata su un elmo e la spada stretta nelle braccia incrociate sulle ginocchia.

Il mantello, posato sulla coscia destra, avvolge i fianchi e gira intorno al braccio sinistro. Il volto, leggermente inclinato, ha tratti ideali e segue modelli eroici di IV secolo a.C., con la bocca semiaperta e la capigliatura arruffata di tradizione scopadea e una struttura cranica ispirata a schemi lisippei.

Alla roccia sono appoggiati l’elmo attico e lo scudo circolare, mentre ai piedi dell’uomo gioca un Erote, armato di faretra e arco, di gusto fortemente ellenistico. Sulla spalla sinistra si vedono i resti degli attacchi di un’altra figura. Nella statua si riconoscono dunque influenze diverse, temperate dal prevalente sentimento classicistico, che è confermato anche dal confronto con la figura di Ares seduto nel fregio del Partenone. L’ispirazione a fasi diverse della scultura greca consente di riconoscervi un’opera, probabilmente originale, di uno scultore greco attivo nel II secolo a.C.

La tradizionale identificazione della statua con Ares è stata di recente contestata basandosi su quella del tempio di piazza Costaguti, in cui è stato riconosciuto, benché solo per esclusione, il santuario di Nettuno in Circo.

Plinio il Vecchio attribuisce al tempio una statua di Achille, opera di Scopa (si tratterebbe di Scopa Minore, attivo alla fine del II secolo a.C.), che potrebbe quindi corrispondere proprio alla statua Ludovisi. L’identificazione con l’eroe omerico non è però convincente: le armi sono infatti già saldamente in possesso del giovane e non è dunque il caso di vedervi un’allusione alla loro consegna ad Achille da parte delle Nereidi, tema che prevede invece la raffigurazione delle dee mentre portano la panoplia all’eroe. La presenza di Eros si adatta meglio ad Ares, non solo perché il dio dell’amore è solo sporadicamente legato ad Achille, ma anche perché l’atmosfera giocosa suggerita dal suo atteggiamento si concilia con il legame erotico del dio con Afrodite.

I confronti migliori per l’atteggiamento della statua Ludovisi sono rappresentati da immagini di Ares: l’Alessandro-Ares della Tomba Bella di Aigai in Macedonia e l’affresco di Castel di Guido raffigurante Marte seduto, Eros e Venere.

La stessa Afrodite (oppure Anteros) potrebbe dunque essere riconosciuta nella figura perduta, che anticamente affiancava la statua. L’attribuzione a Scopa Minore resta una suggestione e anche l’esistenza nel tempio di Marte in Campo di una statua colossale seduta del dio titolare, forse opera dello stesso scultore, non corrisponde all’Ares Ludovisi, che ha dimensioni naturali. (M.C.)

Fonte: Museo Nazionale Romano, a cura di Adriano La Regina, Edizione Electa 2007 pagina 132

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