Il Museo dell’Arte Salvata

Chi preserva il passato, preserva il futuro

Il Museo dell’Arte Salvata nasce con l’obiettivo di raccontare il salvataggio delle opere d’arte in tutte le sue fasi: dalle indagini alle restituzioni, dal recupero dei capolavori al ritrovamento di beni storici e artistici tra le macerie dei terremoti grazie agli interventi dei Caschi blu della Cultura, la task force istituita dal Governo italiano che recupera i beni in caso di calamità naturali e di conflitto armato sotto l’egida dell’Unesco.
Le esposizioni nel Museo ruoteranno in base agli esiti delle operazioni investigative, delle azioni di restituzione in ambito internazionale o dei recuperi nelle aree colpite da calamità naturali.

In occasione di ogni nuovo allestimento, i reperti esposti fino a quel momento torneranno ai contesti di origine, mentre le nuove opere recuperate andranno nella prestigiosa sede museale dell’Aula Ottagona del Museo Nazionale Romano.

Tra le centinaia di opere che il Comando Tutela Patrimonio Culturale ha riportato dagli Stati Uniti nel 2021, spicca una serie di ceramiche e di terrecotte votive e architettoniche provenienti da diverse culture dell’Italia centrale e meridionale preromana.
La prima mostra presentata al Museo dell’Arte Salvata nell’aula ottagona delle Terme di Diocleziano (giugno- ottobre 2022) è dedicata a una selezione di questi oggetti eccezionali.
Purtroppo non si sa quasi nulla dei contesti archeologici da cui questi reperti sono stati trafugati. La loro provenienza non può essere che dedotta dall’analisi tipologica e stilistica effettuata dagli specialisti. La perdita del loro contesto di rinvenimento è un grande danno per la conoscenza: impedisce di capire appieno la loro valenza culturale, sociale e storica.
L’assenza di dati precisi e accertati sulle condizioni di scoperta impedisce anche di escludere a priori che alcuni oggetti siano il frutto di una falsificazione.

Ora che sono tornati in possesso dello Stato Italiano, dovranno essere sottoposti ad una serie di analisi archeologiche, chimiche e fisiche accurate, che permetteranno di valutarne l’autenticità.

Per questa ragione si è deciso di presentare anche delle opere sulle quali gli specialisti esprimono dei dubbi seri.
Attraverso la serie di oggetti presentata, si può tracciare una geografia delle grandi operazioni di scavo clandestino che hanno alimentato il traffico internazionale di antichità negli ultimi decenni: l’Etruria e l’area tiberina, la Puglia e la Basilicata. Anche altre regioni, come la Campania, la Calabria e la Sicilia, sono senz’altro state colpite.

L’idea di salvare l’arte può suonare strana. A voler seguire un’autorevole scuola di pensiero, che fa capo a Dostoevskij, è forse l’arte che ci salva, elevando il nostro spirito e contrastando il buio dell’anima con la propria luce immortale.

E volendo credere a quanto affermava George Orwell: “chi preserva il passato preserva il futuro!”

Orfeo e le sirene

Al Museo dell’Arte Salvata fino al 5 Aprile 2023 Il gruppo scultoreo in terracotta raffigura Orfeo – il mitico cantore che, con la sua voce, poteva domare persino Cerbero, il feroce cane degli Inferi – e due Sirene – spaventosi esseri mitologici dalla voce così incantevole da far impazzire i marinai che, come Ulisse, passavano…

Aula Ottagona – Terme di Diocleziano

Il Museo dell’Arte Salvata fa parte del Museo Nazionale Romano e arricchisce il percorso museale delle Terme di Diocleziano e delle altre tre sedi di Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e Crypta Balbi. 
Il Museo ha sede all’interno dell’Aula Ottagona – più comunemente nota come Planetario – delle Terme di Diocleziano e sarà un luogo dove raccontare stabilmente il salvataggio dell’arte nelle sue diverse forme.

Le opere recuperare avranno come prima destinazione questo nuovo museo, dove saranno in mostra temporaneamente.

Torneranno poi nelle regioni di provenienza, nei musei più idonei ad accoglierle, dove saranno presentate al pubblico in modo permanente.

L’edificio, che si trova nei pressi della Stazione Termini, è situato nell’angolo occidentale delle Terme e presenta una pianta di forma quadrata all’esterno e ottagonale all’interno. La copertura, costituita da una cupola con otto costolature, era in origine decorata da marmi e stucchi figurati, oggi scomparsi. La sua ubicazione tra calidarium e palestra e l’assenza di sistemi di riscaldamento ha fatto supporre che la sala fungesse da frigidarium minore per abluzioni.
L’Aula, rimaneggiata nel corso dei secoli, ha avuto diverse funzioni dal 1878, quando con l’apertura di Via Cernaia, fu isolata dal resto del complesso: adibita a sede della Scuola di Ginnastica prima, poi sala per le proiezioni cinematografiche Minerva, infine nel 1928 fu sede del Planetario più grande d’Europa.

Sul portale ancora è visibile l’ultima terzina del Paradiso di Dante:

“L’Amor che muove il sole e le altre stelle”

e sugli stipiti i segni zodiacali