Sala da Ballo

È il nucleo centrale dell’edificio, attorno al quale sono disposte le varie stanze e in altezza comprende due piani.
Giovan Battista Caretti (1808-1878), nel suo intervento, conservò l’impianto architettonico dato da Giuseppe Valadier (1762-1839) alterando però completamente l’atmosfera sobria e luminosa dell’ambiente.
Dipinti, stucchi, dorature e marmi disseminati su tutte le superfici hanno riempito la spazialità della sala, peraltro di modeste dimensioni, resa più angusta e buia sia dall’inserimento di due orchestre laterali (destinate ad ospitare musicisti durante le feste) sia dalla sostituzione delle superfici a specchio delle tre lunette con altrettanti affreschi.
L’effetto complessivo risulta, comunque, di grande fasto, in sintonia con il gusto per l’esibizione del principe Alessandro.
Nella volta, scompartita da decorazioni monocrome, sono inseriti in tondi ed esagoni le rappresentazioni delle storie di Amore, affrescate da Domenico Toietti
(1807-1892) e da Leonardo Massabò (1812-1886), due artisti della cerchia di Caretti. Nelle lunette sovrastanti le orchestre sono dipinti il Volo delle Dodici Ore e il Volo delle tre Grazie (sempre per mano di Massabò).


La lunetta centrale, che fa da pendant all’unica rimasta con funzione di finestra, è affrescata con un maestoso dipinto di Francesco Coghetti (1801-1875), raffigurante il Parnaso.

Vi sono effigiati, raccolti attorno al mitico monte sul quale campeggia la figura di Apollo con la cetra, personaggi illustri di varie epoche tra i quali sono identificabili Dante con Beatrice, Francesco Petrarca, Galileo Galilei, Torquato Tasso, Ludovico Ariosto, Isacco Newton, Keplero, Omero e Vittorio Alfieri.
Il pavimento era in origine decorato con un grande mosaico policromo, copia di quello nilotico di Palestrina, trasportato nel 1888 nel Palazzo Torlonia di Piazza Scossacavalli e sostituito con un parquet che, nel restauro attuale, è stato eliminato a favore di una nuova pavimentazione in marmo che riprende, semplificati, i colori e il disegno delle parti originali conservate sotto le orchestre. Le due orchestre poggiano su maestose colonne scanalate in marmo di Carrara, con elaborati capitelli, ed hanno architravi e lacunari dei soffitti decorati a stucco bianco e dorato con amorini, figure alate e girali.
Le pareti sono rivestite da marmoridea imitante il giallo antico.
Addossate alla parete verso l’ingresso sono due statue provenienti dal parco: Afrodite, acquistata dallo Studio Cavaceppi e collocata prima nel Palazzo Torlonia e poi in una nicchia dei Falsi Ruderi, e un Togato proveniente sempre dallo Studio Cavaceppi, già collocato a Palazzo Torlonia e quindi in una nicchia della Tribuna con Fontana.