Lasciare il cuore a piazza San Pietro

“Chi ha il nome d’Italia non sulle labbra soltanto ma nel cuore, mi segua”

— Giuseppe Garibaldi

Piazza san Pietro è talmente carica di storia che per raccontare le vicende che si sono succedute su questi san pietrini ci vorrebbe una vita.
C’è però una storia “recente” che mi piace immaginare sia avvenuta in questa piazza.
1849 – 2 Luglio – l’esperienza della Repubblica Romana è finita, dopo solo 5 mesi.
La mattina di quel giorno Garibaldi convoca le truppe in piazza San Pietro in un silenzio religioso, dichiara:
“La fortuna che oggi ci tradì, ci arriderà domani. Io esco da Roma: chi vuol continuare la guerra contro lo straniero venga con me. Non offro né paga, né quartiere, né provvigioni; offro fame, sete, marce forzate, battaglie e morte.
Chi ha il nome d’Italia non sulle labbra soltanto ma nel cuore, mi segua”.
E infatti c’è un cuore, nascosto tra i sampietrini della piazza, spezzato, vicino al vento di Libeccio.
I venti sono disposti intorno all’obelisco – vecchio di 4000 anni – che di fatto è una meridiana.
Non si sà chi sia l’autore, né cosa rappresenti… ma ci piace pensare che sia stato inciso da uno dei volontari che seguì con il corpo il destino di Garibaldi, ma che lasciò il cuore sulla piazza di Roma.

Non si sa con esattezza ne quando ne chi lo abbia scolpito.
Per primi se ne accorsero i bambini di Borgo Pio che giocavano a palla in piazza. Lo chiamavano il cuore di Nerone. Altri credono che sia il cuore di un garibaldino, altri il cuore di uno scalpellino che lavorava alla nuova pavimentazione della piazza, per ricordare il suo cuore infranto da una donna… chi dice che sia il cuore di Bernini o di Michelange (anche se quando erano vivi la pavimentazione non era ancora presente).

Giuseppe Garibaldi
e la Repubblica Romana

La repubblica, nata il 9 febbraio 1849 a seguito dei grandi moti del 1848 che coinvolsero l’Europa, ebbe come questi ultimi vita breve (finì il 4 luglio 1849) a causa dell’intervento militare della Francia. Tuttavia fu un’esperienza significativa nella storia dell’unificazione italiana, che rappresentava l’obiettivo della Repubblica, e vide l’incontro di figure di primo piano, fra cui Giuseppe Garibaldi. In quei mesi Roma passò da Stato tra i più arretrati d’Europa a banco di prova di nuove idee democratiche.