San Giovanni Battista

Umanizzare il divino, divinizzare l’umano

Il dipinto raffigura un giovane completamente nudo, adagiato su una pelle di animale e su panni bianchi e rossi, mentre abbraccia felice un ariete e sorride girandosi verso lo spettatore.

La luce proviene dall’alto a sinistra, colpisce la schiena nuda del ragazzo, parte del viso e della gamba destra, lasciando invece in ombra il resto del corpo.

Nell’opera Caravaggio ha umanizzato il divino e divinizzato l’umano: San Giovanni si rincarna in un giovane sorridente, malizioso e sensuale, che esprime con tutto il suo corpo la gioia di vivere. A sua volta il fanciullo interpreta un santo ancora ignaro del suo drammatico destino. La figura sembra emergere improvvisamente dall’oscurità e materializzarsi davanti ai nostri occhi in uno spazio reale, sotto una luce reale, in un tempo reale, che quasi ci sembra di poterla toccare.

L’opera appare rivoluzionaria non solo per il modo di rappresentare il santo (anche se la posa si ispira agli ignudi michelangioleschi della Cappella Sistina) ma anche per l’uso del chiaroscuro che fa emergere con potenza la figura dal fondo indistinto. (fonte Musei Capitilini, Guida, Mondadori Electa, edizione 2005, pagina 166).

San Giovanni Battista

Olio su tela 132×97 cm, Roma Pinacoteca Capitolina.
Dipinto verso il 1602 da Michelangelo da Merisi, detto Caravaggio per la famiglia Mattei.

Musei Capitolini

Pochi anni dopo la sua esecuzione intorno al 1602, il dipinto si trovava ancora nella casa per la quale era stato commissionato. Un documento del 1601 stabilisce che Caravaggio in quell’anno risiedeva presso Palazzo Mattei a Roma. L’elevato numero di opere eseguite dall’artista per la famiglia Mattei in quegli anni ha portato a considerare l’ipotesi che Caravaggio abbia effettivamente passato un certo periodo presso la famiglia.

Non è stato ancora chiarito in maniera definitiva se il soggetto rappresentato sia davvero il santo, in onore del figlio maggiore di Mattei che si chiamava Giovanni, oppure se nel dipinto debba riconoscersi un tema differente dalla rappresentazione di san Giovanni Battista, come suggerirebbero nuove ricerche svolte sia sulla base dell’assenza di un titolo affine negli inventari Mattei, che sulla base dell’importanza del sorriso dell’adolescente nella composizione.

Il particolare interesse nutrito dalla famiglia per il collezionismo di statuaria antica, sembra echeggiare sia nella posa mollemente contrastata che nell’attenzione tardo alessandrina per il corpo acerbo del Giovannino. L’attenzione naturalistica per le superfici, la tenera epidermide del santo, il pelo dell’ariete, il realismo delle corna, condividono l’ascendenza classica con il principio di fedeltà al vero promosso da Caravaggio, che coglie l’aspetto vitale dell’adolescente anche nel mezzo sorriso che gli attribuisce.

Fonte: Caravaggio, i classici dell’arte – Rizzoli, edizione 2003, pagina 126